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12 maggio 2006 | |

Preval assumerà domenica la presidenza di Haiti

René Preval inaugura domenica il suo secondo mandato come presidente. Il paese più povero dell’America Latina si prepara per l’assunzione del suo nuovo presidente: René Preval assumerà l’incarico per la seconda volta domenica, dopo avere promesso che normalizzerà la difficile situazione istituzionale di Haiti.

Preval, che è ideologicamente vicino al presidente destituito Jean Bertrand Aristide, ha dichiarato questa settimana che durante il suo mandato saranno garantiti la libertà di stampa, il confronto e il dialogo.

Ha anche aggiunto che prevede di assicurare la “normale fornitura” di elettricità a tutta la popolazione, di ristabilire la sicurezza per i cittadini e di frenare gli elevati indici di inflazione. Preval ha pronosticato che i “principali motori” della sua economia saranno l’agricoltura e il turismo.

Il vicepresidente del Brasile, José Alencar, e l’attuale governatore dello stato della Florida, Jeb Bush, fratello del presidente degli Stati Uniti, hanno già confermato che saranno presenti durante l’investitura domenica.

Secondo fonti del governo brasiliano la presenza di Alencar ha un “grande peso simbolico” e rispecchia il ruolo di estrema importanza portato avanti dai militari brasiliani” nel processo di stabilizzazione di Haiti.

Il Brasile, con un contingente di 1.200 militari, è a capo della Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti (Minustah dal suo acronimo in francese) che comprende anche militari dall’Argentina, Cile e Uruguay.

Da parte sua, la presidente del Cile Michelle Bachelet, ha insistito questa settimana sulla necessità di mantenere queste truppe di intervento ad Haiti.

Secondo quanto ha affermato la Bachelet, la presenza militare latino americana “è stata essenziale per garantire” il processo democratico di questo paese dei Carabi.

Tuttavia diversi gruppi politici ed organizzazioni in difesa dei diritti umani di Haiti si sono mobilitati già da vari mesi con campagne internazionali per chiedere il “ritiro immediato” delle truppe della Minustah. Questi gruppi sostengono che la presenza militare in questa povera isola è “illegittima ed umiliante”.

Fonte: Reuters El Mostrador (Cile)

Traduzione di Benedetta Scardovi-Mounier - Progetto Terre Madri - Traduttori per la Pace - Radiomundoreal - www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

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