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19 giugno 2006 | | |

Lavoratori degli sweatshops fondano un sindacato.

I lavoratori degli sweatshop di El Salvador, di fronte alle “sistematiche violazioni” dei loro diritti lavorativi, e per potersi unire alla lotta contro il Trattato di Libero Commercio con gli USA, hanno cominciato ad organizzarsi.

Il sito Internet di Diario CoLatino riferisce che la neonata Unione Sindacale dei Lavoratori del Maquilla (subappalto) (MSTM), hanno fondato questa loro iniziativa sulla “necessità di creare un contrappeso” alla “alleanza esistente” tra il settore industriale e il governo salvadoregno, come informa il sito internet di Diario CoLatino.

I lavoratori della “maquilla”, centri industriali dove vengono assemblati prodotti da esportazione in regime di zona franca, affermano che lo stato salvadoregno continua a non tenere in alcuna considerazione le continue violazioni di diritti sui luoghi di lavoro.

Avvertono inoltre che meccanismi di integrazioni quali il Trattato di Libero Commercio con gli USA non faranno che “potenziare” il sistema di sfruttamento, poiché, affermano, il TLC prevede accordi che “non fanno altro che offrire meccanismi a favore delle multinazionali “.

Aracely Martinez, del Sindacato Generale Sarti, ha segnalato a CoLatino che il TLC “condiziona anche gli stati nazionali”, e impedisce ai sindacati di lottare per i propri diritti.

Secondo i dati elaborati da CEPAL negli ultimi 15 anni, il tasso di occupazione nelle industrie del subappalto di El Salvador è aumentato di oltre il 100% annuo, molto al di sopra del tasso registrato nell’industria manifatturiera. Tuttavia, avverte la CEPAL, questo aumento non è stato accompagnato da miglioramenti salariali e nella qualità del lavoro.

Al contrario, quest’andamento economico favorevole ha portato uno scarso “miglioramento dell’equità sociale”, secondo l’organismo latinoamericano. “I segmenti più poveri della popolazione, sia urbana che rurale, sono andati aumentando a partire dal 1995”, afferma un recente documento della CEPAL sull’industria del “maquilla” in Centro America.

Secondo questo rapporto, in queste aziende installate a El Salvador vengono impiegate sopratutto donne che, per la maggior parte, sono capofamiglia. L’industria del subappalto ha avuto lo sviluppo maggiore alla fine degli anni 90, quando è arrivata a rappresentare quasi il 65% delle esportazioni totali del paese.

Il principale mercato destinatario dei prodotti assemblati negli “sweatshop” salvadoregni è rappresentato dagli Stati Uniti.

Fonte: Diario CoLatino.

Traduzione di Giuseppina Vecchia - Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

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