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27 giugno 2006 | | |

Forum contro l’Agrobusiness: "Il fatto che i nostri terreni siano destinati a produrre combustibile è già una condanna perché non potremo produrre alimenti”

Intervista a Carlos Vicente, di GRAIN / Acción por la Biodiversidad

GRAIN è un’organizzazione internazionale che lotta in difesa delle sementi e della gestione delle risorse genetiche da parte delle comunità locali e delle popolazioni indigene, e noi condividiamo questo processo che ora si realizza nel Forum di Resistenza all’Agrobusiness e che nasce dalla diagnosi che in molti facciamo della situazione di tutto il Cono Sur, Argentina, Uruguay, Brasile, Paraguay e Bolivia, i cui territori sono stati utilizzati per la monocoltura della soia e per la realizzazione di questi grandi affari delle corporazioni, che vanno dalla gestione delle sementi e degli agrochimici, alla creazione dei deserti verdi prodotti dalla soia.

Ciò che vorremmo è denunciare Monsanto, Syngenta, e tutte le corporazioni che ci stanno avvelenando, che stanno allontanando le popolazioni contadine e che ci stanno invadendo con i prodotti transgenici. D’altro canto, vorremmo anche dire che esistono altre possibilità, che la sovranità alimentare rappresenta una ricerca reale delle organizzazioni contadine e che è una proposta molto forte, perchè è ciò di cui hanno veramente bisogno le nostre popolazioni: che si produca una quantità di alimenti in grado di sfamare tutti gli abitanti del Cono Sur e non soia per nutrire maiali e galline nell’Unione Europea o in Cina.

All’uso della soia come foraggio si aggiunge la produzione della soia e di altre piante oleaginose per essere utilizzate come biocombustibili. Si tratta di una decisione estremamente grave, perché sappiamo che le richieste di combustibile del pianeta e del nord del mondo sono molto alte e il fatto che i nostri terreni siano destinati a produrre combustibili, a partire dall’olio di soia, è già una condanna perché non potremmo produrre alimenti e continueremo a vedere avanzare questi deserti verdi.

Si aggiunge inoltre la presa di coscienza, a partire dal conflitto tra Uruguay e Argentina per le fabbriche di cellulosa, dell’entità del problema delle monocolture forestali, che non è stato denunciato solo in Uruguay e Argentina, ma ora anche nel sud del Brasile, grazie alle misure prese dal Movimento dei Lavoratori Senza Terra contro la Aracruz Celulosa, che ha occupato una piantagione della Aracruz e distrutto le sue colture forestali come denuncia per il disastro naturale che provocano queste monocolture.

La ricerca delle corporazioni punta ora al controllo totale delle sementi, tanto che sono riuscite ad ottenere la limitazione nell’uso delle sementi stesse da parte della Segreteria per l’Agricoltura: oggi esiste una disposizione ministeriale che limita la possibilità di un agricoltore di conservare la quantità di sementi che desidera, che è stato un diritto indiscutibile per tutta la storia dell’agricoltura, che anche la nostra legge sulle sementi permetteva e che ora la Segreteria per l’Agricoltura ha ridotto per proteggere gli interessi delle corporazioni che vogliono che gli agricoltori continuino a comprare le loro sementi anno dopo anno.

Le corporazioni cercano di imporre le cosiddette sementi “Terminator” o sementi suicide, sementi che muoiono e non si moltiplicano una volta coltivate. Noi stiamo cercando di frenare tutto questo attraverso delle mobilitazioni sociali, ma dobbiamo stare attenti perché le corporazioni vanno avanti nella ricerca e dobbiamo continuare la nostra campagna di divieto internazionale delle sementi Terminator.

Nel nord del mondo non vogliono contaminare ulteriormente i propri terreni, come nel caso delle fabbriche di cellulosa, e c’è una politica molto chiara di queste corporazioni di trasferire tutto ciò che è inquinante e di portare le monocolture al sud. I consumatori dell’Unione Europea, ad esempio, vogliono mangiare cibi biologici e rifiutano quelli transgenici, quindi siccome lì non li vogliono, finché glielo permettiamo continueranno a depositarli qui.

La nostra lotta mira a sensibilizzare la società in generale e magari prima o poi i governi si renderanno conto che non possiamo restare in pugno ad una manciata di corporazioni che detta legge invece di essere una risorsa per i nostri popoli.

Traduzione di Cecilia Silveri – Revisione di Orsetta Spinola – Progetto Terre Madri – www.radiomundoreal.fmwww.traduttoriperlapace.org

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