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30 giugno 2009 | | |

La peggiore storia

Il colpo di Stato in Honduras è un attacco contro la democrazia latinoamericana

Domenica, giorno in cui era stabilito che gli honduregni fossero consultati in un referendum non vincolante sul fatto che volessero riformare la costituzione del paese, è stato sequestrato con la sua famiglia il presidente Manuel Zelaya, poi portato in Costa Rica.

Questo fatto commesso dalle forze militari con la connivenza del Congresso ha deposto il presidente eletto ed ha impedito che si effettuasse la consultazione popolare; tutto ironicamente in nome del rispetto della costituzione, delle leggi e della democrazia, che si auto attribuiscono i golpisti.

Il colpo di Stato è stato condannato all’unanimità dalla comunità internazionale; da ogni governo latinoamericano si sono sentite voci di protesta contro il rovesciamento di Zelaya, e in una riunione di emergenza dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) si è reclamata la sua immediata restituzione.

“I militari golpisti non hanno possibilità” in America Latina, ha segnalato il segretario generale della OSA, José Miguel Insulza. Vari presidenti latinoamericani hanno espresso con più forza questa posizione, asserendo che verranno prese tutte le misure necessarie per non tornare ai decenni oscuri che ha vissuto il continente negli anni in cui è stato retto da dittature militari. Anche il presidente statunitense, Barack Obama, ha detto di essere profondamente preoccupato per la situazione in Honduras, e ha appoggiato il suo presidente eletto.

Da parte sua, l’ Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) ha annunciato che non riconoscerà nessun altro governo che non sia quello democraticamente eletto in Honduras – dato che il Congresso ha provato a dare una parvenza di legalità al golpe designando il presidente del Parlamento, Roberto Micheletti, come capo dello Stato interino – e ha reclamato il ristabilimento immediato della democrazia nel paese.

Unasur “rifiuta energicamente il tentativo di colpo di Stato in Honduras e dà il suo pieno e deciso appoggio al governo costituzionale del presidente della Repubblica José Manuel Zelaya”, indica la risoluzione dell’organismo, che condanna in particolare “il sequestro del presidente Zelaya e dei suoi ministri e la presa degli edifici governativi da parte di gruppi che cercano di destabilizzare la democrazia”.

Anche organizzazioni della società civile, gruppi di diritti umani, federazioni ambientaliste e centrali dei lavoratori hanno condannato il colpo di Stato.
“Chiediamo alle Forze Armate Honduregne il ristabilimento inmediato della pace sociale in Honduras, il rispetto delle sue autorità elette e a non lasciarsi manipolare dall’oligarchia e dal potere economico che pressiona per beneficiare del modello neoliberale in questo paese e nei paesi vicini. L’esercito honduregno deve rispettare l’ integrità fisica delle organizzazioni e dei movimenti sociali e dei manifestanti che stanno difendendo l’ordine istituzionale e la consultazione popolare convocata per questa domenica 28 giugno e fallita per la manovra golpista”, segnalano in un comunicato i gruppi di America Latina e Caraibi della federazione di organizzazioni ambientaliste Amici della Terra.

“Inoltre bisogna denunciare che tutta questa disperazione militare coincide con le misure che il governo dell’ Honduras ha preso per beneficiare i settori più poveri del paese, che vanno dalla sua adesione all’ALBA fino alla proposta di rifondazione dello Stato honduregno in modo tale che non sia più parte dell’architettura neoliberale e si converta in uno Stato moderno al servizio dei suoi cittadini e cittadine”, aggiunge il comunicato.

Anche la Confederazione Sindacale Internazionale (CSI) ha dichiarato attraverso un comunicato che le organizzazioni che uniscono i lavoratori di tutto il mondo rifiutano il golpe militare e il rovesciamento di Zelaya.

“Il golpe commesso dai militari è l’ultimo capitolo di un confronto tra i poteri politici di questo paese davanti alla decisione del presidente Zelaya di portare avanti una consultazione popolare, non vincolante, per decidere un eventuale processo costituente che permetta il rinnovo delle strutture politiche dell’Honduras. La consultazione (...) era stata denunciata come illegale dal potere legislativo e dal potere giudiziario, i quali hanno esortato l’intervento dei militari per impedire la sua realizzazione. L’azione articolata dai partiti tradizionali, dai gruppi economici e dai grandi mezzi di comunicazione hanno pressionato per l’intervento delle forze armate supponendo la protezione delle istituzioni, ciò ha condotto ad una pericolosa rottura della democrazia”, ha segnalato la CSI.

Il comunicato raccoglie anche informazioni trasmesse dalla dirigenza sindacale honduregna, la quale indica che in seguito al golpe i militari stanno preparando liste di referenti sociali e politici da arrestare a causa del loro compromesso con la consultazione popolare.

In questo momento l’ Honduras è scenario di una massiccia mobilitazione popolare che cerca, dall’interno del paese e nonostante l’annunciata repressione delle forze armate, di dimostrare il compromesso popolare con il ristabilimento del governo democratico.

È stato convocato uno sciopero indefinito fino al raggiungimento di questo obiettivo, nel frattempo centinaia di persone hanno deciso non rispettare il coprifuoco imposto dal presidente di fatto e si sono diretti alla Casa Presidenziale innalzando improvvise barricate. Rimangono lì nonostante gli spari, nonostante le parole vuote che dalla radio li esortano a tornare ai luoghi di lavoro o di studio. Rimangono lì per non cedere di fronte ai tentativi golpisti che vogliono affondare la democrazia.

traduttrice: Giorgia Scurato

(CC) 2009 Radio Monde Réel

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