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4 de febrero de 2011 | | |

La fine della paura

Centinaia di migliaia di persone disposte a terminare con il regime egiziano

Piú di un milione dipersone sono scese nelle strade de El Cairo, chiedendo la fine del governo di Hosni Mubarak, la piú grande delle manifestazioni che ha visto il paese nell’ottavo giorno consecutivo di proteste.

Dopo trent’anni di governo autoritario, le proteste irrefrenabili che si succedono in varie cittá dell’Egitto – e che hanno avuto ne El Cairo il loro punto di inflessione – sembrano segnare la fine del regime di Mubarak, al quale il leader dell’opposizione e Premio Nobel per la Pace, Moahammed El Baradei, ha esortato a rinunciare “al massimo venerdí prossimo”.

El Baradei, il quale anteriormente conduceva l’organismo delle Nazioni Unite dedicato all’energia atomica, ha fatto queste dichiarazioni in un’intervista con la catena araba Al Arabiya. In quest’occasione ha anche segnalato che il dialogo e l’uscita da questo conflitto solo puó avvenire se Mubarak abbandona il potere.

Nelle manifestazioni si vedeva una moltitudine di persone impiccare un manichino che rappresentava il questionato presidente egiziano, mentre le voci dei manifestanti raccolte dalla catena Al Jazeera segnalavano che verrebbe accetato che né Mubarak né qualsiasi altro membro del suo governo continuassero nelle’Esecutivo.

“Avremmo sempre voluto parlare e manifestare, peró abbiamo sempre vissuto con paura. Ora siamo tutti uniti, cristiani e musulmani”, ha dichiarato una manifestante a Al Jazeera.

Nonostante l’Esercito egiziano avesse dichiarato che non avrebbe utilizzato la forza contro i manifestanti, anche le Nazioni Unite calcolano in 300 il numero dei morti durante gli otto giorni di protesta, mentre quasi altre tre mila persone sono risultate ferite e centinaia arrestate.

A sua volta, durante le proteste, le autoritá hanno bloccato l’accesso a Internet cercando di placarle, dato che le manifestazioni erano state convocate attraverso le reti sociali come Twitter e Facebook. Nel frattempo la televisione ufficiale emetteva costantemente messaggi invitando a non partecipare alle manifestazioni.

Ciónonostante la sensazione che si vive nelle strade de El Cairo é di speranza, e lontana dal temore che ispirava il regime di Mubarak.

“Non posso nemmeno descrivere ció che si sente in questo momento, é surrealista, euforico, vedere la gente unita per una causa. Si vedono sorrisi sui visi della gente che forma la moltitudine, sono felici di aver alla fine superato la paura che imponeva il regime”, ha dichiarato uno dei manifestanti riuniti nella piazza Tahrir de El Cairo alla catena Al Jazeera, e ha aggiunto che é stato raggiunto un punto dal quale giá non si puó tornare indietro, dato che la gente continua a manifestare fino a far cadere il governo di Mubarak.

Dopo la caduta
Nel frattempo, sul piano internazionale, le potenze occidentali ancora non sono enfatiche nell’appoggio alle proteste popolari, e si negano ad esigere la rinuncia di Mubarak. Il Governo degli Stati Uniti, che ha avuto nel governo egiziano un fermo alleato, parla di una “transizione ordinata” che rispetti le libertá richieste. Israele, da parte sua, é stato chiaro nel suo appoggio totale al governo autoritario dell’Egitto.

Ma in Medio Oriente e nel nord Africa le proteste si sono estese e hanno scosso ai regimi autoritari. In poco piú di un mese, ció che era cominciato in Tunisia spontaneamente, in solidarietá con un giovane universitario disoccupato che si era immolato a causa di uno dei tanti abusi della polizia, ha fatto cadere la dittatura di Ben Ali, ed é continuato in Egitto, Giordania, Yemen e Sudan, dove i manifestanti oggi occupano in massa le strade per esigere un cambiamento che permetta loro di vivere in libertá.

Foto: http://blogs.aljazeera.net/

(CC) 2011 Radio Mundo Real

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