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11 de mayo de 2010 | | | |

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Gravi accuse contro Repsol YPF in Argentina

L’impresa spagnola Repsol YPF ha attuato in modo non scrupoloso in Argentina per saccheggiare deliberatamente le risorse di idrocarburi non rinnovabili e, allo stesso tempo, ha violato i suoi contratti di concessione e la legislazione nazionale e internazionale, assicurano la Fondazione di Ricerche Sociali e Politiche (FISYP) del paese e la Confederazione Mapuche della provincia di Neuquén.

Repsol ha causato importanti e persistenti conseguenze sull’ambiente, la vita e la cultura degli abitanti della zona nella quale l’impresa opera, specialmente delle comunità indigene, aggiungono i due organismi in una denuncia presentata davanti al Tribunale Permanente dei Popoli, che avrà le sessioni il 14 e il 15 maggio a Madrid, Spagna.

In questo tribunale di carattere non vincolante e portato avanti dai movimenti e dalle organizzazioni sociali della Rete Biregionale Enlazando Alternativas Europa – America Latina e Caraibi, saranno giudicate numerose imprese europee per il loro comportamento criminale in queste regioni del Sud.
La FISYP e la Confederazione Mapuche di Neuquén sottolineano che Repsol, senza realizzare investimenti a rischio, ha estratto quanto ha potuto dai giacimenti petroliferi argentini per ottenere grandi profitti. “L’uso irrazionale delle risorse ha significato la perdita di gran parte della ricchezza naturale argentina. Le riserve di idrocarburi (che appartengono a tutti gli argentini e delle quali Repsol è solo un concessionario) sono cadute a livelli insostenibili, vittime dell’abbandono e della speculazione”, spiegano nel documento inviato al Tribunale Permanente dei Popoli.
Gli enti aggiungono che Repsol è stata “continuamente coperta nello commettere questi delitti” dallo Stato argentino e dai governi provinciali che cedono di fronte la pressione dell’impresa, degli organismi multilaterali di credito (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, per esempio) e del proprio Stato spagnolo.

La FISYP e l’associazione mapuche sottolineano che vengono calpestati i diritti delle comunità che da secoli vivono nelle terre sfruttate dalla corporazione spagnola, In questo senso, risaltano la comunità mapuche Lonko Purán di Neuquén. I loro diritti protetti dalla Costituzione Nazionale, quella provinciale e dagli accordi delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro vengono comunque violati sistematicamente da Repsol nel giacimento di Cerro Bandera.

Le legislazioni provinciale, nazionale e internazionale difendono la “preesistenza etnica e culturale” dei popoli indigeni, il diritto al riconoscimento statale delle loro comunità, alla proprietà e al possesso delle “terre che tradizionalmente occupano” e alla “partecipazione nella gestione che riguarda le loro risorse naturali e agli altri interessi che le concernono”.
Le normative dovrebbero quindi venire rispettate. “La cultura e i valori ancestrali mapuche, così come il proprio modo di vivere e di relazionarsi con la natura, vengono calpestati dall’attività di Repsol, che mette a rischio non solo questo modo di vivere, ma anche la propria sopravvivenza della comunità attraverso l’inquinamento, la distruzione e l’abbandono”, esprime la denuncia contro la compagnia.

Tradutricce_ Giorgia Scurato

Foto: http://www.omal.info

(CC) 2010 Radio Mundo Real

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