25 de febrero de 2010 | Noticias | Derechos humanos
Non è cambiato nulla per i militanti sociali dell’Honduras con l’ascesa al governo di Porfirio Lobo. Le persecuzioni, le minacce e gli omicidi continuano ad essere moneta corrente nel paese centroamericano.
Il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) ieri ha denunciato in una conferenza stampa a Tegucigalpa, capitale del paese, l’omicidio di Vanessa Zepeda e Julio Funes, membri di questa organizzazione, e l’emigrazione forzata di altri militanti.
L’organizzazione, pilastro nella resistenza al colpo di Stato del 28 giugno dell’anno scorso, condanna la continuità delle politiche repressive con l’amministrazione di Lobo, che insiste a presentarsi davanti alla comunità internazionale come un presidente legittimato alle urne dai cittadini.
Assalti notturni, persecuzioni e torture sono alcune delle arbitrarietà elencate dal FNRP, che responsabilizza l’”oligarchia honduregna” per questa situazione, espressa nel regime di Lobo.
Da parte sua, il Comitato per la Difesa dei Diritti Umani in Honduras (CODEH) continua a denunciare la riattivazione degli squadroni della morte che operarono nel paese negli anni ’80.
Hanno presentato, ad esempio, le testimonianze di due cameramen, Manuel de Jesús Murillo e Ricardo Antonio Rodríguez, che, durante la prima settimana di febbraio, sono stati sequestrati, torturati e minacciati dai paramilitari a Tegucigalpa.
La storia fa rabbrividire e ricorda troppo i peggiori anni della storia dell’America Latina. “Mentre stavo al distributore di benzina si sono avvicinati due elementi, pistola in mano, che mi hanno detto di entrare in macchina, una Toyota Pick Up 3.0, color caffè (...) mi hanno messo nel veicolo, mi hanno ammanettato e hanno messo la mia testa sul ginocchio, mi hanno coperto la faccia con una felpa e la macchina è andata. Dentro c’erano 4 soggetti armati”, ha dichiarato una delle vittime, secondo il CODEH.
Poi continua: “hanno iniziato a interrogarmi e mi hanno chiesto dove stavano le armi, l’arsenale e i dollari, mi hanno colpito la testa, mi hanno bendato gli occhi (...) mi hanno chiesto di varie persone che sentivo nominare per la prima volta. Mi hanno chiesto di un RPG – 7 che avevano trovato de io gli ho risposto che la Resistenza non aveva armi, a tutto ciò mi passavano un machete sulla parte posteriore del collo e sulle mani”.
Dopo gli hanno chiesto di fornire i video della Resistenza come condizione per non assassinare sua madre e le due figlie. Il cameraman ha accettato mentre continuavano a torturarlo, ciò si può leggere nella testimonianza presentata dal CODEH.
traduttrice: Giorgia Scurato
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