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10 giugno 2009 | | | |

Le ferite della selva

Scontri tra indigeni ed agenti di polizia causano decine di morti nell’Amazzonia peruviana.

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La protesta condotta in forma pacifica durante una sessantina di giorni dagli indigeni della regione amazzonica del Perù ha avuto un esito violento venerdì quando la polizia è intervenuta nel blocco che glii abitanti originari stavano realizzando nella strada transamazzonica del Perù, causando decine di morti.

Gli indigeni protestavano contro le misure che promuove il governo presieduto da Alan García, che permettono l’ingresso di imprese interessate a sfruttare le risorse naturali dei territori in cui vivono gli abitanti originari.

Ancora non è stato determinato il numero di morti causate in seguito dell’intervento della polizia; dati ufficiali indicano che venerdì sono morti 11 agenti e 22 indigeni, e sabato la polizia ha annunciato che erano morti altri 9 ufficiali.

Gli indigeni hanno chiesto che una commissione speciale indaghi su ciò che è accaduto, e hanno organizzato la ricerca di centinaia di residenti originari spariti.

Come ha dichiarato Shapiom Noningo, presidente della Commissione dei Popoli Indigeni Amazzonici e nuovo portavoce dei nativi – dato che il dirigente Alberto Pizango è passato alla calndestinità perchè il governo promuove il suo arresto – ha affermato che gli indigeni assassinati potrebbero essere tra i 30 e i 50.

Noningo ha segnalato inoltre che vari tra gli indigeni presenti negli scontri hanno affermato che avevano assistito a come le forze di polizia gettavano nel fiume i cadaveri dei manifestanti, e avevano anche visto ufficiali incendiare i corpi degli assassinati.

Mezzi di comunicazione peruviani come la Coordinadora Nacional de Radio – che riunisce 80 stazioni radio del paese – hanno denunciato che il governo voleva censurare la stampa nella zona di Bagua, dove si sono prodotti i conflitti.

In un comunicato la Coordinadora ha inoltre indicato che il massacro si sarebbe potuto evitare se il governo non avesse imposto i decreti che “attentano contro i diritti delle comunità indigene dell’Amazzonia”.

“Il succedersi di errori e di atti antidemocratici ha avuto come ultimo provvedimento l’intervento violento di ieri a Bagua causando una tragedia che ancora non è terminata”, segnala la Coordinadora Nacional de Radio nel suo comunicato.

Da parte sua il governo ha negato di avere responsabilità nell’accaduto, e ha suggerito che Bolivia e Venezuela stavano cospirando per “fomentare il caos in Perù”, perchè il paese non potesse svilupparsi.

“Cercano nel nostro passato più arretrato e profondo strumenti per poter limitare e ricattare Perù”, ha affermato il presidente peruviano, Alan Garciá.

Molto differente è stata la posizione dell’ex candidato presidenziale e leader del Partito Nazionalista, Ollanta Humala, che ha responsabilizzato l’esecutivo di García dell’accaduto.

“Denunciamo quest’operazione politica occulta del governo, per il cuale hanno preferito la mattanza degli abitanti all’abrogazione dei decreti legislativi i quali, a proposito, sono stati dichiarati incostituzionali da una Commissione Straordinaria nel Congresso della Repubblica (...) e dalla propria Commissione della Costituzione, pronunciandosi entrambe a favore dell’abrogazione”, ha affermato Humala in una lettera riportata dall’agenzia ABI.

traduttrice: Giorgia Scurato

(CC) 2009 Radio Monde Réel

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