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7 dicembre 2010 | Informes especiales | Energia e cambiamento climatico | COP 16
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Domenica mattina centinaia di persone hanno marciato dall’accampamento della Vìa Campesina a Cancùn, che si trova nel centro della città messicana, fino alla Plaza de la Reforma. Il motto della mobilitazione veniva espresso nella frase “Per la vita e la giustizia climatica”, e aveva tra i suoi fini quello di rendere omaggio all’attivista morto Lee Kyung Hae.
Differenti organizzazioni messicane e internazionali si sono fatte presenti alla marcia, cantando in coro il motto di denuncia dei meccanismi di mercato che vengono portati avanti nelle negoziazioni ufficiali della COP 16 del cambiamento climatico. Una di queste organizzazioni, Jobs with Justice – membra della delegazione di Grassroots Global Justice Alliance – portava grandi bandiere in cui si poteva vedere la sigla REDD (Riduzione di Emissioni per Deforestazione e Degradazione) dentro il segnale di proibito.
“Siamo qui per opporci a REDD e a altre soluzioni al cambiamento climatico basate sul mercato. Crediamo che è la gente direttamente colpita dal cambiamento climatico quella che dovrebbe dettare le soluzioni: abbiamo bisogno di soluzioni di base, che includano i popoli indigeni, i poteri comunitari e le persone oppresse di tutto il mondo”, ha segnalato a Radio Mundo Real Camino Viveiros, Direttore Esecutivo di questa organizzazione a Rhode Island.
I motti che si sentivano alla marcia richiedevano anche che venissero realizzati gli accordi stabiliti durante il Vertice dei Popoli, celebrato nella città boliviana di Cochabamba all’inizio di quet’anno.
“La Vìa Campesina sta seguendo da anni queste conferenze e adesso abbiamo deciso impulsare la mobilitazione per la difesa della Madre Terra, dopo Cochabamba, dove ci siamo accordati con il presidente Evo Morales per intensificare la lotta per i diritti della Madre Terra. Quindi, questa manifestazione ha questo proposito, difendere la Madre Terra, il clima, la piccola agricoltura, che è quella che produce alimenti, ed esige, con forza, non ci sono dubbi, che i paesi ricchi fermino subito il riscaldamento climatico, perché stanno mettendo in pericolo l’intera umanità”, ha segnalato a Radio Mundo Real il referente della resistenza honduregna e Coordiantore della Vìa Campesina Centroamerica, Rafael Alegrìa.
Da parte sua Isaac Rojas, coordinatore del Programma di Boschi e Biodiversità di Amici della Terra Internazionale, ha dichiarato a Radio Mundo Real che la federazione ambientalista stava partecipando alla marcia perché la convocava il suo principale alleato strategico, la Vìa Campesina. Inoltre, ha segnalato che erano venuti anche per rendere omaggio al contadino sudcoreano Lee Kyung Hae, il quale si era immolato durante le proteste portate avanti a Cancùn contro le negoziazioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), il 10 settembre del 2003. La marcia, precisamente, finiva con un riconoscimento e un’offerta floreale a Lee.
“In quell’ opportunità i movimento sociali avevano raggiunto l’obiettivo di fermare l’agenda di Doha, ed oggi con alcune pratiche che avvengono all’interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite si è tornato a parlare di pratiche tristi e terribili da parte della OMC, come quella di negoziare in piccoli gruppi – eliminando tutto il multilateralismo delle Nazioni Unite e quindi anche parte della democrazia – i testi finali: questo è stato denunciato a Copenhagen e sono corsi alcuni rumori anche all’interno della convenzione, il che ha fatto sì che la presidentessa della stessa, l’ambasciatrice messicana, uscisse a smentire questo rumore”, ha espresso Rojas, il quale ha anche lamentato che il mercantilismo ha sequestrato questa nuova COP attraverso, ad esempio, lo stimolo ai mercati di carbonio. Per questo, ha segnalato che Amici della Terra era presente alla marcia per promuovere le soluzioni reali al cambiamento climatico, come quella della sovranità alimentare.
Finita la marcia e appena arrivata la moltitudine al punto in cui si rendeva omaggio all’attivista sudcoreano, Oleario Carrello, dirigente dell’Unione Nazionale delle Organizzazioni Regionali Contadine Autonome (UNORCA) del Messico, ha messo enfasi sul fatto che tra le richieste del movimento contadino c’era quella che venissero adottati dai governi gli accordi di Cochabamba, che implicavano una drastica riduzione delle emissioni che causano il cambiamento climatico.
“Noi continuiamo ad andare avanti perché abbiamo dalla nostra parte il diritto e la ragione, non possiamo più permettere irresponsabilità da parte dei governi subordinati all’imperialismo, i governi che sono stati sottomessi principalmente dal Gruppo degli 8, quelli che stanno facendo fuori la vita e quelli che stanno facendo fuori il pianeta. E la nostra presenza qui, di tutti coloro che fanno parte della Vìa Campesina Internazionale, la UNORCA e altre organizzazioni, ci siamo dati appuntamento per esserci in tutti questi giorni in cui sono riuniti i ministri di tutti i paesi che aderiscono all’ONU. E venire a dire loro le verità, venire a dire loro che siano responsabili e che gli accordi che vengono presi prima di tutto vengano pensati per la gente, per l’umanità, e non per i guadagni o il lucro che vogliono le transnazionali”, ha affermato il referente contadino.
Tradutricce: Giorgia Scurato
Foto: Radio Mundo Real
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