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29 settembre 2009 | Interviste | Diritti Umani
A poco più di un mese dalle elezioni nazionali in Uruguay, con le quali si sottoporrà a plebiscito l’annullamento della Legge di Prescrizione (Impunità), le organizzazioni sociali convergono in una campagna portata avanti con molti sforzi che però conta con l’amplia accettazione della cittadinanza.
La “Legge di Prescrizione della Pretesa Punitiva dello Stato” fu ideata all’uscita dalla dittatura in Uruguay (1973-1984) per evitare che finissero in tribunale i mandanti militari, della polizia e civili a rendere conto dei delitti contro l’umanità perpetrati in più di un decennio di regime dittatoriale.
La legge, messa in discussione a livello internazionale per subordinare le azioni del Potere Giudiziario alla volontà politica del governo di turno, stabilisce che ogni Presidente tiene la potestà di abilitare o no le indagini per crimini commessi durante il regime di fatto.
Un primo tentativo di derogarla fallì nel 1989 quando, per uno scarso margine, il risultato della votazione – nel quadro di una campagna di paura e ricatto da parte dei partiti politici di destra e dello stablishment ancora vigente della dittatura – fu negativo alla soppressione del regime giuridico vigente.
Tuttavia la lotta delle organizzazioni civili, sindacali e dei diritti umani è proseguita nel suo impegno e dal 2008 fino ad aprile del 2009 sono state raccolte più di 300 mila firme, ciò permette di sottoporla a plebiscito coincidendo con le elezioni parlamentari e presidenziali del prossimo ottobre.
Un recente sondaggio ha rivelato che il 48 percento della cittadinanza è a favore dell’annullamento della legge. Per il dirigente sindacale Luis Puig, queste cifre marcano “un rafforzamento della democrazia con la chiarezza che in Uruguay già non c’è più spazio per il terrorismo di Stato, per la dittatura”.
Gli uruguaiani esiliati in altre parti del mondo organizzano attività per raccogliere fondi e poter andare nel paese a votare per il “Sì” all’annullamento della legge.
L’attuale governo uruguaiano ha escluso dall’orbita della legge d’impunità vari casi di sparizioni ed uccisioni di prigionieri politici civili durante la dittatura, il che ha permesso il processo e l’arresto di personaggi importanti e notori della dittatura come l’ex dittatore Gregorio “Goyo” Álvarez o il tristemente celebre torturatore José “Nino” Gavazzo.
Quest’ultimo partecipò ad operazioni repressive in Argentina, come nel caso dell’assassinio dei parlamentari uruguaiani Zelmar Michelini ed Héctor Gutiérrez Ruiz il 20 maggio 1976 a Buenos Aires.
La campagna per il “Sí” all’annullamento della norma repressiva si sta facendo con grandi sforzi, con poche risorse materiali e con i contributi di organizzazioni e personaggi degli ambiti popolari, dello sport, della cultura e dello spettacolo.
Questo è il caso della serie di spot televisivi che hanno raccolto le ragioni per le quali più di cinquanta personaggi del canto e altre espressioni artistiche voteranno contro l’impunità.
Radio Mundo Real condivide nella sua sezione di video alcuni di questi spot che sono stati realizzati dalla Coordinazione Contro l’Impunità con il contributo del PIT-CNT, della Federazione degli Studenti Universitari dell’Uruguay, REDES – Amici della Terra, Madri e Familiari dei Detenuti Desaparecidos, tra gli altri.
traduttrice: Giorgia Scurato
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